Polo Museale

30 Maggio 2024

2. Lu Uertu (Il Cortile – The Backyard)

Una guida sonora agli ambienti del museo.
An audio guide to the museum ambiences.

Trascrizione
italiana.

Siamo nella seconda stanza del museo. Rivolgetevi verso la ricostruzione dell’ortale, in dialetto “uertu”. Questa è la parte scoperta posteriore alla casa. Qui venivano svolte alcune delle mansioni domestiche da parte delle donne di famiglia, oltre ad alcuni elementi che fungevano da toilette. La vasca rettangolare in pietra sulla parte sinistra chiamata “pila” era riempita d’acqua ed era funzionale al lavaggio a mano delle stoffe. Queste, una volta bagnate, venivano strofinate sul “lavaturo” la tavola di legno scanalato all’interno della vasca. Il grande contenitore in acciaio davanti alla “pila”, successore degli elementi in creta della stessa presenti forma nella sezione è detto “còfunu”. Qui l’acqua veniva miscelata con la cenere ed all’interno veniva immersa la biancheria, così da ottenere su di essa un effetto sbiancante e deodorante. Nella parte destra vediamo il canale di scarico della grondaia, collegato alla cisterna per la raccolta dell’acqua piovana che veniva utilizzata in seguito. Appeso al muro sulla destra, il rampino o “ranfinu”, il gancio con il quale venivano recuperati i secchi caduti nel pozzo. Al centro troviamo uno sgabello con una “chianca” (lastra in pietra) sulla quale con un sasso detto in dialetto “scantaredda” si sgusciavanp percorrendo ripetutamente le fave secche, famose nella cucina pugliese sotto forma di purea e accompagnate da verdure. Dietro, invece si vede il lavandino per la toletta mattutina. Appoggiato sulla vasca “lu cantru” che era usato come vaso per i servizi igienici. Sul ripiano in legno a destra, con i campanacci da legare al collo dei capi di bestiame, ci sono i “fishcarieddi” nei quali veniva fatto scolare il latte in eccesso della ricotta. Nella seconda parte di questa vediamo poi gli attrezzi utili alla lavorazione della terra, da sempre fulcro dell’economia latianese. Appese in alto
vi sono le falci per tagliare manualmente il grano. A sinistra l'”aretino”, un aratro dotato di due ruote usato per fendere rovesciare la terra e prepararla alle colture e dietro di esso, l'”erpice”, utile quando trainato per frammentare e sminuzzare le zolle, così da rendere più efficace la semina. A destra l’aratro a chiodo con ali, dotato di un timone a due braccia da attaccare al collare bestiame da soma. Proseguendo ci addentriamo nella cucina.

English
trascription.

We are now in the second room of the museum. Turn towards the reconstruction of the courtyard, called “uertu” in dialect. This is the uncovered area at the back of the house. Here, some of the household chores were carried out by the women of the family, and there were also some elements that served as a toilet. The rectangular stone tub on the left side, called “pila,” was filled with water and used for hand-washing fabrics. Once wet, the fabrics were rubbed on the “lavaturo,” a grooved wooden board inside the tub. The large steel container in front of the “pila,” the successor to similar clay elements in the same shape, is called “còfunu.” Here, water was mixed with ash, and laundry was immersed inside to achieve a whitening and deodorizing effect. On the right side, we see the gutter drain channel, connected to the cistern for collecting rainwater, which was used later. Hanging on the wall to the right is the grappling hook or “ranfinu,” used to retrieve buckets that had fallen into the well. In the center, there is a stool with a “chianca” (stone slab) on which, with a stone called “scantaredda” in dialect, dry beans were shelled by repeatedly grinding them. These beans are famous in Apulian cuisine in the form of puree and served with vegetables. Behind, there is a sink for morning toilet. Resting on the tub is “lu cantru,” which was used as a chamber pot for sanitary services. On the wooden shelf to the right, with cowbells to tie around the livestock’s necks, there are the “fishcarieddi,” in which the excess whey from ricotta was drained. In the second part of this area, we see tools useful for working the land, always a cornerstone of Latianese economy. Hanging above are the scythes for manually cutting wheat. To the left is the “aretino,” a two-wheeled plow used to cut and turn the soil to prepare it for crops, and behind it, the “erpice,” useful when drawn to break and crumble the clods, making sowing more effective. To the right is the winged nail plow, equipped with a two-armed tiller to attach to the draft animals’ collar. Moving forward, we enter the kitchen.

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