Polo Museale

27 Giugno 2024

10. La Dote – The Dowry

Una guida sonora agli ambienti del museo.
An audio guide to the museum ambiences.

Trascrizione
italiana.

Quello che vediamo intorno a noi potrebbe essere stato parte della dote nuziale di una sposa. Fino alla metà del Novecento questa usanza era stata tramandata dall’antichità e per questo, vista come il retaggio di una tradizione ormai appartenenti al passato, venne vietata nel 1975 dalla riforma del diritto di famiglia. Quando la ragazza decideva di sposarsi avveniva una stima economica della dote, con tanto di documento redatto dal notaio, poi esposta in casa così che prima i parenti dello sposo e poi gli amici potessero ammirarne la sfarzosità pochi giorni prima del matrimonio.

La dote veniva chiusa all’interno di una cassa che una volta trasportata a casa dello sposo e gliene di veniva a pieno diritto solo amministratore dei beni, ma non proprietario: Quando infatti la moglie moriva o più raramente i due si separavano, la dote tornava nella casa dei proprietari effettivi. La maggior parte dei pezzi del corredo riguardavano biancheria e stoffe, impiegando quindi la manodopera delle sarte e tessitrici, ma anche gioielli fino a parti di arredamento stesso.

La dote si tramandava di madre in figlia e la mancanza di essa in casi di povertà poteva significare rimanere “zitella”, ovvero nubile, andare in convento o calarsene e allontanarsi dalle famiglie con il fidanzato. Nelle teche in fondo,
tra le tante parti di dote, i ferri da stiro a carbone, mentre di fronte ad una di esse un particolare strumento a manovella di colore azzurro è una lavatrice manuale.

English
transcription.

What we see around us could have been part of a bride’s dowry, called “dote” in dialect. Until the mid-20th century, this custom had been passed down from antiquity and was seen as a legacy of a tradition now belonging to the past. For this reason, it was banned in 1975 by the family law reform. When a girl decided to get married, an economic estimate of the dowry was made, complete with a document drawn up by a notary. It was then displayed at home so that first the groom’s relatives and then friends could admire its grandeur a few days before the wedding.

The dowry was locked inside a chest which, once transported to the groom’s house, was administrated by him, though he did not own it. When the wife died or, more rarely, the two separated, the dowry returned to the home of the actual owners. Most of the dowry items were linens and fabrics, thus employing the labor of seamstresses and weavers, but also included jewelry and even parts of furniture.

The dowry was passed down from mother to daughter, and the lack of one in cases of poverty could mean remaining “spinster,” that is, unmarried, going to a convent, or eloping with the fiancé. In the display cases at the back, among the many parts of the dowry, are coal irons, while in front of one of them, a particular blue hand-cranked instrument is a manual washing machine.

 

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